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Un coinvolgimento pieno nelle vicende di un paese che
voleva liberarsi Il mitra del medico
cattolico Sotto un motto che univa cristianesimo e
ribellione
b. c.
Alto, magro, barba, occhiali. Sposato con la cilena Maria
Ines Bussi, nipote di Salvador Allende. Ha 47 anni. Medico,
specializzato in medicina tropicale all'Università La Sapienza di
Roma, ha studiato anche alla London School of Hygiene and Tropical
Medicine. Dal 1987 è responsabile delle iniziative di
cooperazione al Ministero degli Affari Esteri. Nei primi anni
Ottanta, ha operato come medico volontario, esperto di malattie
tropicali, in Nicaragua durante la rivoluzione sandinista. Ha
scritto un libro, «Misa Campesiña», che racconta quell'esperienza;
qualche giorno fa lo ha presentato nell'aula magna della facoltà di
Medicina di Sassari. - Ci si aspetta un libro che parli di
malattie e miseria, invece i protagonisti sono le persone, le loro
storie. C'è la storia di un paese in piena rivoluzione. C'è il
racconto di tanti viaggi sui vecchi e sovraffollati pullman Blue
bird, di tutti i colori, che gli americani avevano venduto in tutta
l'America latina. «La nostra attività di medici non poteva non
confrontarsi con la realtà che ci stava intorno. Io non ho fatto il
militare, ma durante la rivoluzione ho dovuto anch'io imbracciare il
fucile la notte e fare il mio turno di vigilancia revolucionaria,
per difendere l'ospedale dove di giorno lavoravo. Ricordo che una
notte il vecchio guardiano dell'ospedale, Nicanor, mi disse,
indicando dei puntini luminosi che si accendevano a momenti
spostandosi lungo il fianco della montagna: "A quest'ora i contadini
dormono; quelli probabilmente sono contras... bisogna stare in
guardia". In quelle notti stringevo il Garand e ascoltavo il buio.
Su quei pullman solo due anni prima la gente viaggiava senza
rivolgersi nemmeno una parola, si guardava intorno con sospetto e
paura: era la dittatura. Ora la gente protestava contro "La Prensa",
il giornale conservatore dell'opposizione; protestava contro gli
Stati Uniti, che avevano tagliato le forniture; ma protestava anche
contro il bigliettaio del pullman che pretendeva il prezzo del
biglietto da un bambino. Il motto della rivoluzione era: "Entre
cristianismo y revoluciòn no hay contraddicion"». - È anche il
titolo di un paragrafo del libro. «Il messaggio della
trasformazione sociale è insito nel cristianesimo, nella nostra
fede; la parola detta l'etica quotidiana. C'erano molti cristiani
fra i martiri della rivoluzione, quattro preti ministri partecipano
al governo sandinista; la partecipazione attiva dei cristiani ha
rappresentato la garanzia contro le deviazioni totalitarie, tipiche
delle rivoluzioni precedenti. Questo rappresenta l'aspetto più
originale e innovativo della rivoluzione nicaraguense. Il fatto che
la Conferenza episcopale nicaraguense fosse contraria a questo
movimento, apparve chiaramente quando chiese ai preti ministri di
abbandonare l'attività politica; ciò denota il carattere fortemente
popolare della rivoluzione. - Recentemente è stato presentato un
progetto per costruire le reti in alcuni paesi in via di sviluppo:
Mozambico, Nigeria, Tunisia, Egitto e Albania. È questa la soluzione
migliore per eliminare la fame e le malattie che affliggono quei
popoli? «Gli stati sviluppati continuano a pensare che i problemi
dei paesi non sviluppati possano essere risolti esportando modelli,
culture e soluzioni proprie. È lo stesso discorso che faceva Truman
nel 1944: "Dobbiamo aiutare i paesi sottosviluppati ad essere
sviluppati come noi". La crescita economica si può ottenere sia
costruendo carri armati che pozzi per l'acqua potabile; la
costruzione delle reti avrà senz'altro aspetti positivi, ma a quella
gente manca ancora una casa, l'acqua, il cibo e l'alfabetizzazione.
Sento regolarmente parlare di Telemedicina, operazioni a distanza,
tutto ciò è molto suggestivo, ma sono cose che in realtà per la
medicina in se non rappresentano nessun progresso. Mi chiedo chi
utilizzerà, ma soprattutto chi riparerà quelle tecnologie; e poi
serviranno veramente?» - Dopo le dimissioni da presidente del
gruppo degli esperti sanitari del G8, la sua attività alla Direzione
generale per la cooperazione e lo sviluppo del ministero degli
esteri ha subito contraccolpi?
«Mi sono stati tolti progetti e la facoltà
di firmarli. Un'umiliazione. Sono stato isolato
ed emarginato, non dai colleghi, con i quali
peraltro mantengo un buon rapporto di collaborazione.
Ho subito invece un boicottaggio dagli organi
di governo, un mobbing dall'alto».
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