Pubblicato anche su Tuttieuropaventitrenta
All’inizio di agosto il mondo ha commemorato la distruzione totale di Hiroshima e Nagasaki, solo il bianco e nero di quelle immagini di 80 anni fa permette di distinguerle da molte di quelle di Gaza che i media del mondo intero ci mostrano quotidianamente. Le immagini di fame e sofferenza di quell’immenso campo di concentramento che è la Striscia di Gaza ci riportano alla mente quelle di un passato che vorremmo dimenticare, ma abbiamo sempre voluto ricordare affinché quelle atrocità non si ripetano.
L’essere vittima non giustifica mai il trasformarsi in carnefice. Come hanno scritto 50 diplomatici italiani non più in servizio: “Gli esecrabili attacchi di Hamas del 7 ottobre 2023 non hanno più alcuna relazione, né quantitativa né qualitativa, con l’orrore perpetrato in Palestina da Israele nei confronti della stragrande maggioranza di civili inermi”.
Ci sono persone che hanno spesso conosciuto da vicino la sofferenza umana, il disagio, l’emarginazione. Persone che hanno condiviso e condividono le difficoltà del vivere in aree di conflitto; che in diverse occasioni hanno visto con i propri occhi l’orrore della inimmagnabile crisi umanitaria nel cuore della Striscia di Gaza e in Cisgiordania, dove milioni di persone sono vittime di una logica di violenza che ha superato ogni limite dell’umano. Quelle persone sono le operatrici e gli operatori della solidarietà, della cooperazione internazionale e dell’aiuto umanitario. Sono donne e uomini che scelgono di dedicare la loro vita, a titolo professionale o volontario, a sostegno delle popolazioni svantaggiate e in difficoltà, per la piena realizzazione dei diritti umani fondamentali, la promozione della pace e della giustizia, e lo sviluppo umano e sostenibile.
Sono tra i più genuini interpreti di quell’inderogabile dovere di solidarietà che prescrive la Costituzione della nostra Repubblica, e insieme al ripudio della guerra come risoluzione delle controversie internazionali.
Incoraggiati anche dalle recenti parole del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel corso della cerimonia del ventaglio, con altri esperti che prestano o hanno prestato servizio nella Cooperazione italiana allo sviluppo, abbiamo lanciato un’iniziativa chiamando a raccolta tutte le forze della solidarietà internazionale, per chiedere con forza che si fermino le criminali operazioni militari israeliane nella Striscia di Gaza, l’occupazione illegale del territorio e le violenze dei coloni in Cisgiordania, che in nessuno modo possono essere giustificate dall’atroce raid compiuto da Hamas, che anche loro condannano fermamente, così come qualsiasi forma di antisemitismo e di violenza contro civili in violazione di ogni legalità internazionale e del diritto umanitario.
Di fronte a questa crisi umanitaria senza precedenti che colpisce più di due milioni di persone e per chi riuscirà a sopravvivere, implicherà danni fisici, mentali e morali irreparabili, e conseguenze sanitarie, sociali, economiche e ambientali che perdureranno per generazioni, abbiamo sentito l’obbligo morale, civile e professionale di far sentire anche la nostra voce. Abbiamo scritto alla Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, affinché il Governo si attivi con ogni mezzo per la cessazione immediata delle ostilità contro Gaza e la Cisgiordania, il rilascio di tutti gli ostaggi e la liberazione dei prigionieri palestinesi, il ripristino dell’integrità territoriale della Cisgiordania e lo stop a nuovi insediamenti in Cisgiordania ed il graduale rientro, con un calendario certo, dei coloni in Israele.
In particolare però, sapendo di interpretare tutto il vasto mondo della solidarietà e della cooperazione internazionale, non ché il sentimento probabilmente della maggior parte della popolazione italiana chiedono al Governo azioni concrete che sono nelle sue facoltà: la sospensione di ogni accordo con lo Stato di Israele, istituzionale, commerciale e di cooperazione, riconducibile direttamente o indirettamente al settore militare e della difesa; la sospensione dell’accordo di associazione UE- Israele; il sostegno al ruolo internazionale e operativo delle Nazioni Unite e delle sue agenzie, e a Gaza e in Cisgiordania dell’UNRWA nel suo mandato di supporto ai palestinesi, assicurando anche l’ingresso senza limiti degli aiuti umanitari; il massimo sostegno alla popolazione palestinese nelle Striscia di Gaza, per il ripristino della dignità umana, l’immediata risposta ai bisogni primari e la ricostruzione; l’immediato riconoscimento dello Stato di Palestina.
La lettera che è stata già sottoscritta da più di 3000 operatrici e operatori di solidarietà e con le adesioni che continuano a crescere, dovrebbe interpellare le coscienze e chiamare a raccolta tutte e tutti coloro che abbiano a cuore la pace e la giustiza fra le Nazioni.
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