La globalizzazione della salute è un dato di fatto. Ricordatelo

Per questo per tutelarci serve un approccio multidisciplinare con una strategia che unisca medici, manager e policymaker

Articolo apparso sul numero di settembre di Sarfatti25, la rivista dell’Università Bocconi.

Le profonde trasformazioni prodotte in poco meno di un secolo dall’accelerazione del processo di globalizzazione permeano e trascendono i confini e i meccanismi di controllo na- zionali ben oltre l’intensificazione dei collegamenti e delle tradizionali relazioni tra stati, ridefiniscono la geografia delle relazioni sociali e richiedono nuove categorie di analisi e intervento anche nel campo della governance della salute e delle politiche sanitarie.

Le dimensioni planetarie dei problemi ambientali, sociali ed economici cui si assiste e di cui la salute è un fenomenale indicatore, richiedono che le politiche pubbliche con un impatto sulla salute delle popolazioni tengano conto della natura globale e intersettoriale dei determinanti.

Gli studi di salute globale si differenziano dai più tradizionali studi di sanità pubblica internazionale (ovvero relativi a iniziative di carattere sanitario negoziate e concordate nell’ambito delle relazioni tra Stati nazionali), e ancor più nettamente da operazioni puramente cosmetiche tese a ridefinire come attività di salute globale la cosiddetta medicina tropicale e le più diverse attività sanitarie svolte nell’ambito di programmi di studio o di aiuto allo sviluppo in Paesi terzi. L’approccio di salute globale guarda alla salute nella sua accezione più ampia, non solo come condizione fisica e mentale dell’individuo, ma anche nella sua correlazione con lo stato di benessere sociale. Si tratta di un approccio necessariamente interdisciplinare che affronta il tema in una dimensione transnazionale e globale, planetaria, dove i determinanti sociali, ambientali, economici e politici s’intersecano con crescente complessità, interagendo inevitabilmente con i sistemi nazionali e locali.

Per fare solo qualche esempio, si pensi alla trasformazione dell’ecosistema e ai cambiamenti climatici, dove nonostante l’evidenza degli effetti dei rischi ambientali sulla salute, gli impegni sottoscritti a livello globale tardano ancora le necessarie politiche ed investimenti per ridurne l’impatto, con conseguente inesorabile crescita dei costi sociali ed economici delle malattie dovute all’inquinamento.

Il facile diffondersi di epidemie, l’impatto sulla salute e l’accesso alle cure degli accordi di libero commercio, la salute dei migranti, le conseguenze di un’incontrollata circolazione di informazioni riguardanti la salute sulle reti sociali, sono altri esempi di importanti temi di salute globale. Affinché l’obiettivo di «benessere e salute per tutti, a tutte le età», iscritto nell’agenda globale per lo sviluppo sostenibile, non resti ancora una vol- ta pura retorica, è indispensabile un sostanziale cambiamento di paradigma. È necessario fare del- la salute umana e dell’intero ecosistema il perno dell’azione politica, sociale ed economica a tutti i livelli, globale, nazionale e locale, assicurando opportune interazioni e alleanze tra quelli, affin- ché davvero «nessuno resti indietro».

All’aumento del peso delle malattie croniche contribuisce in modo determinante anche il consumo di cibi ultraprocessati, promosso da aggressive strategie produttive e commerciali che solo un’azione transnazionale congiunta di tutti i settori della società può efficacemente contrastare. In tal senso la Convenzione quadro per il controllo del tabacco, entrata in vigore nel 2005, costituisce un importante modello di riferimento.

In tal senso sia i medici sia i manager e i policy maker interessati alla salute, indipendentemente dal loro ambito di attività, dovrebbero dotarsi delle competenze di salute globale.

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