Scautismo è camminare insieme e superamento di tutte le diversità

UntitledAtti del Seminario

“L’Educazione Scout dinanzi alla sfida della Multiculturalità”

AGESCI, Regione Sicilia, Canicattì 31.1.2015

Intervento di Eduardo Missoni
Negli ultimi decenni abbiamo assistito all’accelerazione del processo di globalizzazione, inteso come crescente interconnessione e interdipendenza dei popoli oltre ogni barriera geografica e politico-amministrativa. Si tratta di un processo che da un lato ha creato molte nuove opportunità, dall’altro è accompagnato dall’emergere di sfide senza precedenti. Non possono sfuggire le crescenti disuguaglianze sociali ed economiche, il degrado ambientale derivante da modelli insostenibili di sviluppo, le persistenti disuguaglianze di genere, l’iniqua diffusione di antiche e nuove malattie altrimenti prevenibili, l’accentuarsi dell’intolleranza culturale, etnica, religiosa, politica e le manifestazioni di discriminazioni di ogni genere.
Quotidianamente esposti all’informazione sull’evoluzione della situazione economica, rischiamo di non renderci conto di una crisi più profonda, una crisi strutturale, di sistema. Mentre i massimi responsabili delle istituzioni discutono sui modi migliori per assicurare la ripresa della “crescita”, davvero pochi di loro s’interrogano sulle conseguenze sociali dell’applicazione di quel dogma economico che misura il successo in base al volume delle transazioni economiche. Già Bob Kennedy nel 1968 richiamava l’attenzione dei suoi connazionali sull’inadeguatezza del Prodotto Interno Lordo (PIL) come indicatore di progresso: “Il PIL misura tutto, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta”. Nel suo “Consumo e dunque sono” Zygmund Bauman ci ricorda come la produzione di tutte le merci ha come destino ultimo il consumo. La spinta per favorire l’incontro tra consumatori potenziali e i potenziali oggetti di consumo ha condotto alla mercificazione della società e di tutte le relazioni umane e ad un’economia che deve fare affidamento sull’eccesso e sullo spreco per riprodursi. Per far crescere rapidamente il PIL è infatti indispensabile far prosperare il ricambio delle merci accelerandone l’obsolescenza, affinché nuovi consumi richiedano costantemente e in maniera crescente nuova produzione. Un’economia che richiede un’inesauribile fonte di risorse naturali ed un altrettanto inesauribile spazio per la discarica dei rifiuti che produce; un modello di sviluppo incompatibile con il carattere finito del pianeta e delle sue risorse.
Seguendo questo modello diviene indispensabile l’accelerazione degli scambi commerciali liberandoli a tal fine da ogni possibile calmiere e regolamentazione. Di qui la riduzione del ruolo dello stato, la privatizzazione e la liberalizzazione dei mercati promossi dall’ideologia neoliberale divenuta egemonica a livello globale e accompagnata dalla concentrazione della ricchezza in un numero sempre e più ristretto di persone. Un recente rapporto dell’Oxfam calcola che entro la fine dell’anno l’1% della popolazione mondiale controllerà il 99% della ricchezza prodotta dal pianeta; 85 persone super ricche possiedono oggi l’equivalente di quanto detenuto da metà della popolazione mondiale. Quelle stesse élite che detengono il potere o di riflesso, l’agenda politica globale, rinforzando così il sistema e le sue iniquità.
Sono stati così progressivamente erosi i principi e le politiche della solidarietà sociale, e con essi il senso di comunità e di coesione sociale su cui gran parte del progresso umano era stato costruito. La Costituzione della Repubblica italiana (art.2) “richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.” Dobbiamo interrogarci sulla coerenza con il dettato costituzionale, e sul rispetto del dovere cui ci richiama, del nostro agire di cittadini e di quello delle istituzioni nello svolgimento delle funzioni politiche, economiche, giuridiche e amministrative.
Già il fondatore del Movimento Scout, Robert Baden-Powell, per tutti noi B.-P., guardava agli Scout come cittadini del mondo, oggi più che mai, la patria di ogni Scout deve essere il mondo. In un mondo malato di competizione e sopraffazione, sono indispensabili solidarietà e cooperazione cui la Promessa e la Legge Scout ci richiamano: sempre pronti a servire gli altri. Pensiero ed azione cosciente devono coniugarsi a livello locale e globale per affrontare le nuove sfide.
Il nostro locale si è già fatto globale. La fuga da condizioni di vita sempre più difficili, dall’oppressione o dal dilagare dei conflitti nei paesi di origine porta ogni anno nel nostro paese decine di migliaia di persone di lingue, culture, religioni e esperienze diverse. Non abbiamo più bisogno di partecipare a un Jamboree per una positiva interazione interculturale. Ogni giorno nelle nostre comunità locali possiamo fare esercizio di quella fraternità mondiale che lo scoutismo dovrebbe spronarci a vivere in prima persona. L’essere Scout delle nostre organizzazioni si realizza anche aprendo le nostre comunità e i nostri gruppi alle e ai giovani di ogni provenienza, facilitando attraverso le attività scout l’incontro tra culture, religioni, esperienze, promuovendo la condivisione. Offrendo a tutte e a tutti, ognuna e ognuno con la propria diversità, le medesime opportunità, in ogni tappa del percorso dall’ingresso nel gruppo, alla partenza e all’impegno in comunità capi.
Lo scoutismo è stato fondato sull’incontro tra diversi. Sull’isola di Brownsea dove volle sperimentare le sue intuizioni pedagogiche, B.-P. riunì ragazzi di diverse classi sociali, e propose loro di vivere, lavorare e giocare assieme; per quell’epoca una sfida notevole. Nei suoi scritti B.-P, torna spesso sul superamento nello scoutismo di tutte le differenze, tutti fratelli e sorelle della medesima famiglia. Amiche e amici di tutte e di tutti, per gli Scout le diversità sono un patrimonio, un’opportunità d’incontro e crescita individuale e di gruppo da vivere con gioia, primo passo per la costruzione di quel “mondo un po’ migliore di come lo abbiamo trovato”, per la costruzione della Pace.
Come educatori con il gioco, l’avventura e il servizio che dobbiamo saper coniugare al meglio in ogni branca in quella straordinaria esperienza che è lo scoutismo, dobbiamo aiutare ogni ragazza e ogni ragazzo a scoprire e sviluppare i propri talenti. La Promessa scout nasconde il grande segreto del metodo e quel “fare del mio meglio” del testo della Promessa è centrale per la sua comprensione. Solo la stessa ragazza o lo stesso ragazzo, e nessun altro, potrà giudicare se avrà fatto davvero “del proprio meglio” per divenire Scout. Ma è quel divenire Scout che porterà a compimento il percorso. Essere Scout è infatti cosa ben diversa dal fare dello scoutismo o dal partecipare a un’attività scout o ad un’organizzazione che si definisce scout. E’ l’essere Scout (con la ”S” maiuscola), il vivere appieno da adulti, responsabilmente, e in tutta la loro portata i valori della Promessa e della Legge, che ci permetterà di essere veri cittadine e cittadini del mondo, agenti di cambiamento e trasformazione sociale, per una società inclusiva, migliore fondata sulla cooperazione e la solidarietà, l’accoglienza e il rispetto reciproco nella convivenza, l’uso attento delle risorse. Un mondo di Pace e giustizia sociale, in pace anche con il Pianeta e le generazioni future.

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2 risposte a Scautismo è camminare insieme e superamento di tutte le diversità

  1. Pingback: Eduardo Missoni: El Movimiento Scout es caminar juntos y superar todas las diferencias « El Blog de la Roca del Consejo

  2. leone magalini scrive:

    Sono pienamente d’accordo.
    A mio figlio è stato proibito di diventare capo perché convive con la sua ragazza e non accetta di sottoscrivere di essere cattolico praticante, che insegnerà le preghiere prima e dopo le attività …
    Gli basta vivere i valori Scout. Non necessariamente quelli “cattolici”, anche perché sono formalismi a cui nessuno ormai crede. Lo fanno perché bisogna.
    Si è ridotto a fare il cuoco ai campi scout – quersto lo accettano !! – nella speranza che si convincano che sbagliano.
    E’ un movimento “chiuso”, che non ha capito che il mondo cambia. Predica ancora i principi “non negoziabili” di ruiniana memoria.

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