Rafforzare la prima linea. Farmaci generici nella lotta al Covid-19

Confezioni di Ivermectina
(farmaco generico non commercializzato in Italia)

Il 10 maggio scorso il ministro della sanità del piccolo stato indiano di Goa, Vishwajit Rane, ha annunciato che a tutti i cittadini sopra i 18 anni si somministrerà l’Ivermectina nel tentativo di abbattere la mortalità dovuta al Covid-19.

È immediatamente intervenuta l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ricordando che l’OMS è contraria all’uso dell’ivermectina nel Covid-19 e cita – stranamente – le linee guida di BigPharma.

Fin dall’inizio della pandemia di Covid-19 il maggiore impatto è stato sulle unità di terapia intensiva per far fronte all’insufficienza respiratoria acuta che sviluppava una percentuale elevata di pazienti ospedalizzati.

Nonostante una vasta ricerca e le crescenti evidenze circa la sicurezza e l’efficacia di diverse sostanze e farmaci generici, le autorità sanitarie nazionali e internazionali (EMA, OMS) hanno continuato a raccomandare solo “cure di supporto” e, come nel caso italiano “vigile attesa”, evitando altre terapie al di fuori di studi randomizzati controllati, di fatto sottovalutando e persino ostacolando la possibilità di fronteggiare l’epidemia a livello dell’assistenza di base, della medicina comunitaria e familiare.

La strategia di contenimento della pandemia fin dall’inizio è stata individuata nello sviluppo e poi nella somministrazione universale di vaccini, presentando questa soluzione per lo più come l’unica via percorribile per far “ripartire” l’economia e ritornare alla “normalità”, ivi incluso il superamento delle misure basiche di controllo come il mantenimento di una distanza fisica atta a limitare il contagio, il frequente lavaggio delle mani e l’igienizzazione delle superfici, l’uso delle mascherine e, naturalmente, l’isolamento delle persone positive al virus, nonché le misure di più ampio impatto sociale quali i diversi livelli di “lockdown”.

Non si mette in discussione l’utilità di vaccini efficaci e sicuri nella prevenzione di molte infezioni e quindi di possibili epidemie. Non si intende entrare nel merito della discussione, peraltro necessaria, sulla sicurezza e l’efficacia di vaccini il cui uso è stato autorizzato in emergenza, senza averne adeguatamente completato tutte le fasi di sperimentazione.  Ci si vuole piuttosto interrogare sulle ragioni della scarsa attenzione verso la ricerca e l’adozione di presidi terapeutici sicuri ed efficaci nel limitare la progressione della malattia verso condizioni che richiedono l’ospedalizzazione e spesso il sovraccarico delle unità di terapia intensiva, e quindi nel ridurre la fatalità del Covid-19. La ricerca di efficaci farmaci di prima linea dovrebbe essere stata la principale strategia di contenimento di quella crisi sanitaria presto trasformatasi in crisi sociale ed economica, invece a tutt’oggi le principali autorità sanitarie nazionali e globali sembrano ostacolare all’unisono la loro utilizzazione, in alcuni casi anche di fronte a crescenti, e in alcuni casi già solide evidenze circa la sicurezza ed efficacia di quei farmaci.

In particolare, sarebbe stato strategico rivolgere l’attenzione verso farmaci generici per i quali nel corso della pandemia si andava accumulando una significativa mole di letteratura a supporto della loro efficacia nella cura della Covid-19. I farmaci generici, molti dei quali sono inclusi nella lista dei farmaci essenziali della Oms, non sono soggetti a diritti di proprietà intellettuale, sono per lo più mondialmente disponibili e accessibili a basso costo, e la loro sicurezza è stata verificata dalle autorità sanitarie e comprovata da decenni di uso e spesso centinaia di milioni di utilizzatori.

Essi costituirebbero quindi il presidio terapeutico ideale per fronteggiare la malattia al suo esordio e le istituzioni pubbliche e filantropiche avrebbero dovuto assegnare la massima priorità al finanziamento di studi tesi a confermare la possibilità di un loro “repurposing” ovvero di una nuova indicazione per la profilassi e/o la cura della Covid-19. È evidente, peraltro, che le grandi imprese farmaceutiche non hanno alcun interesse a investire sulla ricerca di farmaci ormai fuori dalla copertura brevettuale e che quindi non possono garantire ritorni economici significativi; semmai hanno interesse ad ostacolare quella ricerca.

Invece, a livello nazionale e globale, il finanziamento pubblico e privato filantropico della ricerca sulla terapia della Covid-19 è stato incomparabilmente limitato se confrontato con quello destinato allo sviluppo di vaccini, la sperimentazione di farmaci ed in particolare di quelli generici è stata per lo più lasciata all’iniziativa di singoli ricercatori e istituti che ne hanno coperto gli oneri mediante risorse proprie, come mette in risalto un editoriale della rivista Nature.[1]

Il caso dell’Ivermectina appare come un caso paradigmatico.

Il 10 maggio scorso il ministro della sanità del piccolo stato indiano di Goa, Vishwajit Rane, ha annunciato che a tutti i cittadini sopra i 18 anni si somministrerà l’Ivermectina nel tentativo di abbattere la mortalità dovuta al Covid-19 considerando le evidenze prodotte dai numerosi studi pubblicati indicando una riduzione statisticamente significativa della mortalità, tempo di recupero e clearance virale in pazienti COVID-19 trattati con questo farmaco.[2]

È immediatamente intervenuta l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) con un tweet del direttore scientifico dell’Organizzazione, Soumya Swaminathan, mettendo in guardia contro l’uso indiscriminato di ivermectina, ricordando che l’OMS è contraria all’uso dell’ivermectina nel Covid-19 salvo in trial clinici.[3] Sorprendentemente, il tweet citato in molti mezzi di stampa e ripreso dalle reti sociali invece di rimandare alle linee guida della stessa Organizzazione,[4] indicava il link al parere dell’industria farmaceutica Merck l’antico detentore del brevetto sulla ivermectina (nome commerciale Mectizan), il cui uso è approvato da diversi decenni per numerose parassitosi umane oltre che per analoghi usi veterinari.[5] In particolare il Mectizan Donation Program, la partnership pubblico-privato che dal 1987 vede associate tra gli altri la stessa Merck e l’Oms nella campagna di eradicazione dell’oncocercosi ha realizzato 850 milioni di trattamenti, con l’impegno della Merck di donare il farmaco “nelle quantità necessarie per tutto il tempo necessario” fino al raggiungimento dell’eradicazione della malattia.[6]

Curiosamente, sulla pagina del citato responsabile scientifico della Oms il tweet originale non è più reperibile.[7] Nel documento del colosso farmaceutico si afferma: “Non crediamo che i dati disponibili supportino la sicurezza e l’efficacia dell’ivermectina oltre le dosi e le popolazioni indicate nelle informazioni di prescrizione approvate dalle agenzie di regolamentazione”.[8] Infatti dello stesso parere sono l’Agenzia Europea del Farmaco (EMA), che per trarre conclusioni ritiene necessari “ulteriori studi randomizzati e ben disegnati” [9] e lo statunitense National Institutes of Health (NIH) che però afferma. “Non ci sono dati sufficienti per il gruppo di esperti sulle linee guida per il trattamento della COVID-19 per raccomandare a favore o contro l’uso dell’ivermectina per il trattamento della COVID-19”, sottolineando peraltro che in genere il farmaco è ben tollerato.[10] Le citate linee guida dell’OMS, aggiornate al 31 di marzo, peraltro specificano che le medesime non riguardano l’uso profilattico del farmaco, sul quale quindi non si esprimono.[11]

Prima della decisione del ministro indiano e dell’intervento del direttore scientifico dell’Oms, che non poteva disconoscerne l’esistenza, erano già stati pubblicati i risultati di numerosi ed importanti studi di trattamento randomizzato e controllato (RCT) dell’ivermectina nella COVID-19.

Tra gli altri, una meta-analisi pubblicata il 22 aprile 2021 realizzata su 18 studi di trattamento randomizzato e controllato (RCT) dell’ivermectina nella COVID-19 pubblicata da Kory et al., riportava riduzioni ampie e statisticamente significative della mortalità, del tempo di recupero clinico e del tempo di eliminazione virale. Lo stesso articolo riferiva i risultati di numerosi studi di profilassi controllata che riportavano rischi significativamente ridotti di contrarre la COVID-19 con l’uso regolare di ivermectina. Aggiungeva inoltre, i numerosi esempi di campagne di distribuzione dell’ivermectina che hanno portato a una rapida diminuzione della morbilità e della mortalità in tutta la popolazione, a supporto dell’indicazione all’uso del farmaco. Infine, l’articolo riportava il verdetto del British Ivermectin Recommendation Development Panel che dopo aver analizzato  risultati della meta-analisi di 18 RCT di trattamento e di 3 RCT di profilassi che includevano più di 2500 pazienti insieme a una sintesi degli studi osservazionali e delle analisi epidemiologiche relative all’uso regionale dell’ivermectina, ha riconosciuto che la certezza delle prove degli effetti dell’ivermectina sulla sopravvivenza è forte e ne ha raccomandato l’adozione incondizionata per l’uso nella profilassi e nel trattamento della COVID-19.[12]

Un’altra revisione sistematica realizzata da Bryant et al., disponibile in pre-print fin dal 19 marzo, giunge ad un’analoga raccomandazione per l’uso precoce dell’ivermectina.[13]

Le morti giornaliere per Covid19 nello stato indiano di Goa precipitano a partire dal 10 maggio.

(Fonte: IHME)

Per diversi altri farmaci generici e sostanze con potenziale beneficio nella lotta contro la Covid-19 (esempio Vitamine C e D, idrossiclorochina, colchicina, ibruprofenato di sodio, … ) l’atteggiamento delle agenzie del farmaco e delle OMS è stato analogo, ignorando l’opportunità o esprimendosi contro il loro uso, per insufficienza di prove, ritenendo necessari ulteriori studi e approfondimenti.

Di fronte a una situazione di estrema urgenza e di fronte ormai a oltre tre milioni e mezzo di morti, non è etico ostacolare l’uso di sostanze e farmaci di provata sicurezza, ampia accessibilità e basso costo, sulla base di insufficienza di prove circa efficacia quando ne esistano seppur deboli e perfino solo aneddotiche. Piuttosto quelle prove ancora insufficienti per un’approvazione dovrebbero spingere a intensificare la ricerca sulle potenzialità individuate, assicurando i necessari finanziamenti ed eventualmente autorizzarne l’uso compassionevole.

Ma sarebbe ancora meno etico e probabilmente illegittimo ostacolare ad arte l’affermazione di un presidio terapeutico perché il riconoscimento di un farmaco efficace contro la Covid-19 potrebbe far decadere l’autorizzazione concessa alla utilizzazione d’emergenza dei vaccini intorno ai quali come è noto girano interessi economici miliardari. In questo senso, una lettura attenta del regolamento europeo relativo all’autorizzazione all’immissione in commercio condizionata dei medicinali per uso umano potrebbe suggerire che il riconoscimento dell’esistenza di un farmaco efficace priverebbe di legittimità l’autorizzazione concessa ai vaccini in uso, laddove tra le condizioni per l’autorizzazione si legge che il medicinale (in questo caso i vaccini) per il quale si concede l’autorizzazione deve risponder a “esigenze mediche insoddisfatte” ovvero “una patologia per la quale non esiste un metodo soddisfacente di diagnosi, prevenzione o trattamento autorizzato”.[14]

Analogamente la Food and Drug Administration (FDA) l’agenzia regolatoria degli Stati Uniti d’America, sebbene in una raccomandazione non vincolante,  per l’autorizzazione all’uso di emergenza di vaccini per la prevenzione della Covid-19 richiede che “non esista un’alternativa adeguata, approvata e disponibile al prodotto per diagnosticare, prevenire o trattare la malattia o condizione”.[15]

Si tratta di interrogativi che richiedono urgenti risposte.

In ogni caso, bisogna riconoscere che anche vaccinando gran parte della popolazione contro la Covid-19 con gli attuali vaccini la popolazione vaccinata continuerà a contagiarsi e a contagiare, potrà essere suscettibile all’infezione di nuove varianti – peraltro favorite proprio dalla vaccinazione di massa in piena epidemia – e comunque un certo numero di persone continueranno ad ammalarsi. Pertanto, non verrà meno l’esigenza di disporre di un adeguato armamentario di farmaci di prima linea.

Chissà come mai un nuovo piano europeo anti-Covid, ora tutto concentrato sui farmaci anziché sui vaccini, è rimasto top-secret fino a poco tempo fa e solo ora si comincia a squarciare il velo della riservatezza. Si tratta di affidare alla Commissione europea la firma dei contratti con Big Pharma, trattando in rappresentanza dei 27 paesi dell’Unione per evitare accaparramenti. Fin qui una buona notizia. Ma su quali farmaci si punta? Su prodotti che in diversi casi sono ancora in fase sperimentale, dai costi altissimi come gli anticorpi monoclonali, per la cui ricerca e commercializzazione la Commissione avrebbe già stanziato 90 milioni di euro, certo non farmaci economici e fuori brevetto![16]

Infatti, la ricerca diretta allo sviluppo di nuove indicazioni per farmaci generici non è attrattiva per l’industria per l’assenza di protezione brevettuale e quindi di significativi ritorni sull’investimento.

È la stessa ragione per cui molti prodotti generici seppur promettenti rimangono inesplorati. È lecito interrogarsi perché siano tabù anche per le autorità nazionali e internazionali che avrebbero tutto l’interesse a individuare terapie efficaci e a basso costo. Ma forse per loro è più importante assicurare che l’economia ricominci a correre.


[1]  Nature, Funders, now is the time to invest big in COVID drugs. Vaccine development has been a resounding success. But the medicine cabinet should have been better stocked. Nature, 14/04/2021. https://www.nature.com/articles/d41586-021-00960-w

[2] First Post, Goa prescribes Ivermectin for all above 18 to fight COVID-19 even as experts flag concern: All you need to know, First Post, 11 May 2021. https://www.firstpost.com/health/goa-prescribes-ivermectin-for-all-above-18-to-fight-covid-19-as-experts-flag-concern-all-you-need-to-know-9611751.html

[3] Siladitya Ray, Indian State Will Offer Ivermectin To Entire Adult Population — Even As WHO Warns Against Its Use As Covid-19 Treatment, Forbes, 11/05/2021, https://www.forbes.com/sites/siladityaray/2021/05/11/indian-state-will-offer-ivermectin-to-entire-adult-population—even-as-who-warns-against-its-use-as-covid-19-treatment/?sh=294f0a886d9f

[4] WHO, Therapeutics and COVID-19: living guideline, 31 March 2021, https://www.who.int/publications/i/item/WHO-2019-nCoV-therapeutics-2021.1

[5] EMA, EMA raccomanda di non utilizzare ivermectina per la prevenzione o il trattamento di COVID-19 al di fuori degli studi clinici, 22/03/2021 https://www.aifa.gov.it/-/ema-raccomanda-di-non-utilizzare-ivermectina-per-la-prevenzione-o-il-trattamento-di-covid-19-al-di-fuori-degli-studi-clinici

[6] Mectizan.org

[7] https://twitter.com/doctorsoumya

[8] https://science.thewire.in/health/ivermectin-covid-19-merck-soumya-swaminathan-who/

[9] Merck, 4/02/2021 https://www.merck.com/news/merck-statement-on-ivermectin-use-during-the-covid-19-pandemic/

[10] NIH, Ivermectine, 11/02/2021, https://www.covid19treatmentguidelines.nih.gov/antiviral-therapy/ivermectin/

[11] WHO, Therapeutics and COVID-19: living guideline, op.cit.

[12] Kory et al., American Journal of Therapeutics 28, e299–e318 (2021)

[13] Andrew Bryant, Theresa A Lawrie, Therese Dowswell, Edmund Fordham, Scott Mitchell, Sarah Hill, Tony Tham, Ivermectin for Prevention and Treatment of COVID-19 Infection: a Systematic Review and Meta-analysis, Systematic Reviews (in consideration), DOI: 10.21203/rs.3.rs-317485/v1, posted 18/03/2021

[14]  REGOLAMENTO (CE) N. 507/2006 DELLA COMMISSIONE del 29 marzo 2006 relativo all’autorizzazione all’immissione in commercio condizionata dei medicinali per uso umano che rientrano nel campo d’applicazione del regolamento (CE) n. 726/2004 del Parlamento europeo e del Consiglio. L 92/6 Gazzetta ufficiale dell’Unione europea, 30.3.2006

[15] Food and Drug Administration, Emergency Use Authorization for Vaccines to Prevent COVID-19. Guidance for Industry. Document issued on February 22, 2021

[16] Claudio Tito, Centrale unica anche per i farmaci. Il piano segreto Ue contro il virus, La Repubblica 29 maggio 2021, p.3

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Covid, moratoria sulla vaccinazione ai bambini

Più di mille i sanitari che hanno aderito alla moratoria promossa dalle associazioni della Rete Sostenibilità e Salute (RSS) – di cui fa parte anche l’associazione saluteglobale.it cui adersico – con cui chiedimao di non avviare la vaccinazione anti-Covid per i bambini. L’appello della RSS fa seguito a analoghi appelli di 93 medici israeliani e 40 ricercatori del Regno Unito.

Perché non si debba procedere con la vaccinazione anti-Covid-19 dei bambini, l’ho spiegato a ilFattoQuotidiano.it in una intervista pubblicata il 26 di maggio. Ho ricordato come nel prendermi cura delle popolazioni del Nicargaua – dove ero un volontario nella cooperazione internazionale – ero anche impegnato nelle campagne di vaccinazioni (nella foto) e come, più tardi come funzionario dell’Unicef abbia promosso le vaccinazioni nell’infanzia con quell’organizzaione. Dunque qualunque sospetto che io sia genericamente un “no-vax” deve essere immediatamente dissipato.

Lo stesso vale per la Rete Sostenibilità e Salute. Più che no-vax a noi interessa esaminare con rigore scientifico le principali questioni di sanità pubblica: semmai riguardo ai vaccini siamo Info-vax.

Chiediamo un aperto e libero dibattito scientifico, che invece attualmente è represso. Siamo di fronte ad un atteggiamento che dogmatico e unilaterale con molta scienza per diverse ragioni (Narcisismo? Convenienza? Comodità? Carriera?) appare in diverso modo associata alla politica (e forse non solo a quella, visto i molteplici conflitti d’interesse che emergono se si vanno ad esaminare le pubblicazioni scientifiche riguardanti i trial sui vaccini).

Invece dovremmo cogliere l’occasione, come ci dice Edgar Morin, “per comprendere che la scienza non ha un repertorio di verità assolute” e che “le controversie, lungi dal costituire delle anomalie, sono necessaeie ai progressi della scienza”.

La RSS e i firmatari della Moratoria chiedono di non vaccinare i bambini per almeno tre motivi:

i bambini sono a rischio minimo di Covid, dai 18 anni in giù il rischio per i giovanissimi è irrilevante. Lo dimostrano anche i dati dell’Istituto Superiore di Sanità.

– Sappiamo anche che il vaccino protegge dalla malattia chi lo riceve, e riduce ma non evita l’infezione e la possibilità di contagiare altri.

– I bambini non sono fonte di contagi-cluster significativi per gli adulti, è soprattutto vero l’inverso”.

Non sono poche le incognite sui vaccini anti Covid. Se si può giustificare la vaccinazione delle categorie a maggior rischio, non si giustifica la vaccinazione a tappeto e men che meno nell’età pediatrica. Il rischio di contrarre la Covid19 nei bambini è decisamente ridotto – come ci mostrano le curve epidemiche, a fronte di rischi non noti, a lungo termine o su larga scala, derivanti dalla inoculazione di prodotti transgenici (peraltro introdotti sul mercato senza aver completato la fase 3 di sperimentazione) nell’organismo in rapida evoluzione del bambino. Nell’infanzia più che mai s’impone il principio precauzionale.

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Global Health Determinants and Limits to the Sustainability of Sustainable Development Goal 3

Transitioning to Good Health and Well-Being

The Agenda 2030, signed by the Heads of State and Government in 2015, set out 17 Sustainable Development Goals (SDGs) and, for each of them, a number of targets to be reached within the next 15 years, with a total of 169 targets. SDG 3, “ensuring a healthy life and promoting well-being for all at all ages”, provides, among others, Goal 3.8 “achieving universal health coverage, including protection of financial risks, access to quality essential health care services and access to safe, effective, quality and affordable essential medicines and vaccines for all“.

Agenda 2030, unlike the global agenda for the previous fifteen years, which focused on the so-called Millennium Development Goals (MDGs), mainly concerning the poorest countries, involves and commits all governments to the adoption of “indivisible” and universal goals that will help to end poverty by 2030 “once and for all”, and also brings the issue of development back to a global dimension. The new agenda is not without contradictions. Among other things, it proposes, among its economic objectives, “sustainable, inclusive and sustained growth”, an oxymoron that was pointed out at the beginning of the 1970s, when the Club of Rome showed the “limits of growth” in a finite ecosystem. Thus, the challenge of sustainability is global and involves all national health systems. Using Universal Health Coverage, SDG 3’s target, which seems to attract most of the attention, as the main focus, the paper argues that SDG 3’s feasibility and sustainability is highly dependent on transnational determinants which, if left unregulated by appropriate global governance processes, may jeopardize its attainment. Global determinants (international macroeconomic policies, migration, climate change, market forces, technological innovation, etc.) affecting health system functions (stewardship, resources generation, financing and the provision of services) are identified, and their impact analyzed. The analysis provides suggestions for the identification of an urgent paradigmatic shift to ensure the effective sustainability of SDG 3 in general, and of universal health coverage (UHC) in particular (Read the full chapter)

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Geopolitica della salute

Geopolitica della salute

Nel 2020, l’amministrazione Trump ha deciso di abbandonare l’OMS proprio mentre l’agenzia si trovava a fronteggiare la più importante crisi sanitaria della sua storia, ancora in corso. L’accusa frontale all’OMS di aver coperto l’opaca gestione dell’epidemia da parte della Cina, origine del virus, rivela quanto sia facile per l’agenzia diventare il capro espiatorio di un conflitto geo-politico tra paesi, in questo caso due potenze mondiali. Non è la prima volta che l’OMS si trova sotto tiro. In altre occasioni epidemiche si è mossa con incertezza, talora sbagliando. Ma la qualità del suo operato dipende molto da quella dell’intervento dei governi, ovvero dei soggetti titolari dell’organizzazione. Per valutarne le decisioni serve ripercorrere la sua storia, capirne il mandato, i meccanismi di finanziamento, le tensioni che attraversano la sua gestione. Questo libro vuole fare chiarezza, con un’analisi schietta, sul funzionamento dell’OMS, sulle influenze esterne cui è esposta, sulle responsabilità dei diversi “portatori d’interesse”. Il libro fa riferimento al contesto del Covid-19 e al ruolo dell’Organizzazione nelle emergenze sanitarie, ma l’intento è richiamare l’attenzione sulla sfida più grande: la tutela del diritto alla salute e l’azione della politica per promuoverne la realizzazione. Un obiettivo che richiede una OMS autorevole e credibile, all’altezza di un mondo che aspira sul serio a dotarsi degli strumenti per difendersi dalle nuove crisi sanitarie che già si prospettano all’orizzonte.

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Intervista

Dott. Eduardo Missoni, Lei è autore con Nicoletta Dentico del libro Geopolitica della salute. Covid-19, OMS e la sfida pandemica edito da Rubbettino: quali tensioni attraversano la gestione dell’Organizzazione mondiale della sanità? (continua a leggere)

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Santo Natale 2020

Due presepi artigianali. Uno di latta ritagliata e colorata, messicano, l’altro intagliato nel legno, del Rwanda. Entrambi lavorati da mani infantili, con i fiori che ho colto oggi per adornarli. Ci ricordano il vero spirito e il messaggio del Santo Natale della cristianità: la semplicità, l’essenzialità, la solidarietà che esprime l’amore per l’umanità – non generica, ma concreta, quotidiana, che si esprime in ogni persona – il rispetto verso la madre Terra. Gli ingredienti fondamentali della nostra salvezza. Che poi sono universali, non appartengono solo al Natale cristiano, sono i valori della Rinascita in qualsiasi cultura.

Auguro a tutte e tutti un sereno Santo Natale!

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Operatori sanitari e sistemi sostenibili per la salute in una società della post-crescita (Abstract)

L’Agenda 2030 firmata dai capi di Stato e di governo nel 2015 ha fissato 17 obiettivi di sviluppo sostenibile indivisibili e universali (OSS) e 169 obiettivi. Tra gli altri, l’Agenda 2030 propone di raggiungere una “crescita sostenibile, inclusiva e sostenuta” (OSS 8), di fatto un ossimoro dovuto ai “limiti della crescita” in un ecosistema finito.

L’ OSS 3, “Garantire una vita sana e promuovere il benessere per tutti a tutte le età”, include tra gli altri il traguardo “3.8: raggiungere una copertura sanitaria universale” (Universal Health Coverage, UHC).

Oltre a rappresentare una sostanziale regressione rispetto alla strategia originaria dell’OMS delle cure primarie per la salute (Primary Health Care), che affrontava tra l’altro i determinanti sociali ed economici della salute, l’obiettivo UHC e l’SDG3 sono di fatto irraggiungibili a causa del costante aumento della domanda da un lato e dell’offerta inadeguata di servizi sanitari dall’altro, entrambi determinati in larga misura da fattori esterni al settore sanitario e legati all’attuale insostenibile modello egemonico di sviluppo basato sulla crescita.

Concentrandoci sul modello di assistenza sanitaria e sulla generazione delle risorse umane, evidenziamo come entrambe siano rimaste per lo più ancorate a modelli biomedici ospedalo-centrici standardizzati e, oggi, globalizzati, inadeguati a soddisfare le esigenze e le aspettative di salute delle popolazioni.

Suggeriamo quindi la necessità di un cambiamento paradigmatico dell’organizzazione sanitaria e sociale (verso un approccio basato sui diritti umani e sui determinanti sociali, verso l’assistenza domiciliare e comunitaria, verso approcci olistici integrati, verso l’empowerment dei pazienti, etc.) e del modello educativo degli operatori sanitari (collegandolo alle caratteristiche specifiche dei contesti locali in termini di bisogni e risorse, e ad un nuovo quadro etico). Entrambi sono pilastri della trasformazione dei sistemi sanitari verso una società della post-crescita.

Qui trovi l‘articolo completo in inglese

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Competenze interculturali nell’educazione non formale e nello scoutismo

Un estratto del seminario “Le competenze interculturali a scuola e nell’educazione non formale: diversità dentro e fuori di noi”

Il seminario si è esvolto il 20 novembre 2020 nell’ambito dell’iniziativa “Sfide – La scuola di tutti 2020” organizzata dalla Casa editrice Terre di Mezzo.

Nel webinar Manila Franzini ha presentato il suo modello dinamico sulle competenze interculturali, che ho commentato alla luce dell’educazione non formale ed in particolare del metodo Scout.

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Storia di una crisi annunciata

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Vaccini antiinfuenzali, Covid-19, test rapidi ed ecosistema

Un intervista con Roberta Sias ieri 30 settembre, su Cusano Italia TV in una puntata della Mela al Giorno, dedicata alla salute e in particolare oggi a un focus sui test e tamponi rapidi, vaccino antinfluenzale e gli ultimi aggiornamenti sulla pandemia da Covid 19 con il Prof. Eduardo Missoni, Docente di Salute Globale presso la nostra Università Niccolò Cusano.

CUSANO ITALIA TV (Ch. 264 del digitale terrestre)

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Salute Pubblica e Salute Globale al tempo del Covid-19

Intervista di Michlangelo Carozzi per la Fondazione Ivo de Carneri (del cui Comitato Scientifico sono membro). Visita anche il sito della Fondazione: www.fondazionedecarneri.it

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